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bele ricordatasi che le antenne e le tavole, onde quelle erano costrutte, furono tagliate nel frigio monte Ida a lei sacro, non comportando che loro come a cosa propria si facesse oltraggio, trasformolle in Najadi marine. Ardea, capitale de' Rutuli, dalle ceneri della quale nacque l'augello dello stesso nome, è in lontananza distrutta dalle fiamme destatevi dal trionfatore Trojano. Nella quarta nicchia è collo

Cum memor has pinus Idae vertice caesas
Sancta Deum genitrix..

ait; eripiam, nec me patiente cremabit Ignis edax nemorum partes et membra meo

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In capitum faciem puppes mutantur aduncae: In digitos abeunt, et crura natantia, remi.... Lina comae molles, antennae brachia fiunt ... Najades aequorae, durisque in montibus ortae Molle fretum celebrant, nec eas sua tangit origo....

Cadit Ardea, Turno Sospite dicta potens : quam postquam barbarus ignis

Abstulit, et tepida patuerunt tecta favilla, Congerie e media tum primum cognita praepes Subvolat, et cineres plausis everberat alis. Ovid. Metam. lib. xiv.

cata Latona madre di Apollo e di Diana (83). Apollo bambino correndo ad abbracciarla spinge colla destra mano il manto, che le cade dagli omeri, a coprire quelle parti, cui sarebbe inverecondia il mostrare. L'invenzione e la naturalezza di questo atto sono bellisime. Porta in collo Latona la piccola Diana che dorme. Ardisco dire che ad alcun altro pittore non è riuscito di esprimere il sonno con maggiore verità sia sulle palpebre, sia nell'andamento di tutte le membra abbandonate al riposo. Il nudo poi della Dea è di tale perfezione nel colorito, nella delicatezza, nella proporzione e nella venustà, che potrebbe umiliare alquanto l'arroganza e la superbia di Zeusi e di Parrasio (84). Esprime il quadro sovrapposto alla nicchia la crudeltà di alcuni villani della Licia, che intorbidarono l'acque di un picciol lago, onde Latona, fuggente l'ira della gelosa Giunone, con quelle dissetandosi non si riavesse dall'estrema fatica del viaggio e dall'ardore che la struggeva; e la punizione perciò loro data dal padre

(83) Il Carboni pag. 195 prende un grosso granchio indicando che questa sia Venere.

(84) Questi due insigni artefici furono estremamente arroganti e superbi. Dati pag. 95.

degli Dei col trasformarli in ranocchie (85). Nella quinta nicchia avvi Giove fulminatore, le cui membra sono divine. L'aria del suo volto, e la compostezza della persona dimostrano che il fulmine è a lui strappato di mano da una vindice giustizia non immemore della clemenza. E' piaciuto al pittore di figurare al di sopra ciò che le superbe figlie di Pierio, venute a disfida colle Muse, cantarono in dispregio degli Dei (86), dai quali furono in conde

(85) Dea sic affata vetantes: Quid prohibetis aquas? usus communis aqua

rum est

Hi tamen orantem perstant prohibere; minas

que,

Ni procul abscedat, conviciaque insuper ad

dunt.

Nec satis est, ipsos etiam pedibusque, manuque

Turbavere lacus, imoque e gurgite mollem Huc, illuc, limum saltu movere maligno... Aeternum stagno, dixit, vivatis in isto. Eveniunt optata Deae.

Ovid. Metam. lib. VI.

(86) Intumuit numero stolidarum turba so

rorum

Bella canit Superum, falsoque in honore gigantes

gna gastigazione cangiate in piche. Scorgesi dunque in questo quadro il gigante Tifeo, il quale mossa guerra agli Dei, e costrettili a darsi alla fuga, li sopraggiugne in Egitto mentre il fiume Nilo aveva loro imbandita una cena, Altro espediente non trovarono i Numi, al dire delle Pieridi, per sottrarsi al terribile figlio della Terra e di Titano, che quello di nascondere l'aspetto loro sotto la figura di varj animali; e che Giove quindi si trasformasse in montone, Apollo in corvo, Bacco in capro, Diana in gatta, Giunone in vacca, Venere in

Ponit, et extenuat magnorum facta Deorum; Emissumque ima de sede Typhoea terrae Caelitibus fecisse metum, cunctosque dedisse Terga fugae, donec fessos Aegyptia tellus Coeperit, et septem discretus in ostia Nilus. Huc quoque terrigenam venisse Typhoea narrat, Et se mentitis Superos celasse figuris:

Duxque gregis, dixit, fit Jupiter; unde re

curvis

Nunc quoque formatus Libys est cum cornibus Ammon.

Delius in corvo, proles Semeleja capro,
Fele soror Phoebi, nivea Saturnia vacca,
Pisce Venus latuit, Cyllenius ibidis alis.

Ovid. Metam. lib. v.

pesce, e Mercurio in ibi (87). Vero è che quivi non apparisce gatto di sorta, ma probabilmente avrà voluto l'artefice ingegnoso lasciar forse immaginare allo spettatore, che Diana disinvolta come cacciatrice, e molto più agile nelle assunte spoglie di quel bruto, siasi prontamente rifuggita sotto la mensa, od altrove posta in luogo migliore di sicurezza. Spicca. nella sesta nicchia la famosa corritrice Atalanta con gonna in grazioso modo succinta, l'arco nella destra abbassata, ed una freccia nella sinistra (88). La visibile robustezza del corpo da lei acquistata coll' esercizio continuo della caccia e del corso in vece che toglierle, molta anzi le aggiugne inenarrabile venustà. Corrisponde in alto alla nicchia la caccia dell'enorme cinghiale di Caledonia mandato da Diana (89) a devastare l'Etolia in gastigo del Re

(87) L' ibi è un uccello Egiziano molto simile alla cicogna, e si pasce di serpi.

(88) Altro errore del Carboni pag. 195, il quale ha sognato che questa fosse Diana.

(89) Diffugiunt populi, nec se, nisi moenibus urbis,

Esse putant tutos, donec Meleagros, et una Lecta manus juvenum caluere cupidine laudis. Ovid. Metam. lib. III.

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