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gnore un fuoco straniero ne' loro incensieri; 6.o Daniele gettato nel lago de' leoni (43), e miracolosamente da Dio preservato; 7.0° Il serpente di bronzo (44) eretto da Mosè nel deserto, nel

(43) Miserunt eum in lacum leonum ... Venit ergo Rex die septimo, ut lugeret Danielem : & venit ad lacum, & introspexit, & ecce Daniel sedens. Et exclamavit voce magna Rex, dicens : magnus es Domine Deus Danielis, & extraxit

Porro illos qui perditionis ejus causa fueintromisit in lacum, & devorati sunt in momento coram eo. Daniel Cap. xiv. Nè il Ridolfi, nè l' Averoldi dà spiegazione alcuna di questo scompartimento. I piedi che si veggono in alto sono quelli di Daniele già quasi estratto dał lago de' leoni .

(44) Et taedere coepit populum itineris ac laboris: locutusque contra Dominum & Moysen Quamobrem misit Dominus in populum ignitos serpentes, ad quorum plagas & mortes plurimorum, venerunt ad Moysen, atque dixerunt, peccavimus quia locuti sumus contra Dominum & te: ora ut tollat a nobis serpentes. Oravitque Moyses pro populo, & locutus est Dominus ad eum, fac serpentem aeneum, & pone eum pro signo. Qui percussus aspexerit eum, vivet. Numer. Cap. xxvII.

quale fissando gli Ebrei lo sguardo risanavano dai morsi de' serpenti da Dio mandati in gastigo delle loro mormorazioni; 8.° l'innalzamento della Croce (45) col Salvatore da quella pendente sul monte Calvario; 9.° la discesa di Cristo al limbo de' Santi Padri (46) loro apportando la nuova della compita redenzione. Ne' quindici spazj minori, che a questi succedono, dipinse san Pietro piangente, ed in serie alternativa un profeta ed una sibilla. La morbidezza, la facilità, la dottrina, la freschezza di questi dipinti, e la somma perizia

(45) Et postquam venerunt in locum, qui vocatur Calvariae, ibi crucifixerunt eum. Evang. secund. Luc. Cap. XXIII. S' inganna il Ridolfi nell' intitolare questo dipinto, che dall' Averoldi nè pur viene accennato, una deposizione dalla Croce; poichè gli sforzi de' manigoldi sono diretti ad innalzare il Crocefisso, e non a deporlo. Oltre a ciò la faccia del Salvatore mostra chiaramente l'aspetto di persona viva, e il suo costato non tocco per anco dalla lancia compisce la prova della nostra asserzione.

(46) Descendit ad inferos ... Simb. Apostol. Et multa corpora sanctorum qui dormierant surrexerunt. Evang. secund. Matt. Cap. XXVII.

di far capire a forza di arditi scorci, ma sen→ za alcun disagio, figure che tutte eccedono il naturale entro a campi, che sembrano non po ter contenerle, sono inimitabili. Michelagnolo solo potè fare altrettanto nel Vaticano (47).

Siccome è fama che Lattanzio di compagnia pure col suocero dipignesse alcune stanze in casa del cavalier Pedrocca, ora di proprietà del sig. avvocato Pietro Scaglia (48) in contrada di san Barnaba al numero 623, ne sembra confaccente per le addotte ragioni il collocare in questo luogo la descrizione della sala, che quivi tutta di sua mano di belle figure e di graziosi candelabri ornata si mira. La facciata di prospetto entrando dalla porta a settentrione rappresenta in tre scompartimenti le nozze di Piritoo e d'Ippodamia, e la fierissima zuffa accesasi in tale occasione fra i Lapiti e i Centuari a causa di Euritione od Eurito capo di

(47) Le pitture a fresco, che più sono esposte al perfetto meriggio, sono generalmente quivi ed altrove le meno sparute; così che il sole padre della settemplice luce, naturale pittrice dell'universo, è parimenti se ben si riguarda il conservatore della pittura artificiale.

(48) Rossi pag. 511, Ridolfi part. I pag. 259, e segg.

questi ultimi, il quale caldo dal vino libidinosamente tentò d'impadronirsi della novella sposa (49) nel tempo medesimo del convito. Si osserva nello spazio di mezzo il mostro biforme

(49) Ovidio per bocca di Nestare nel lib. xıt delle Metamorfosi narra minutamente ogni circostanza di questo combattimento, niuna pur fa cendo parola delle prodezze operate da Ercole in quella mischia, in vendetta dell'odio mortale nudrito da quell' eroe contro la regnante famiglia di Pilo; e molto ne spiace che la lunghezza del racconto non ci permetta di riportarlo qui per intero. Non possiamo però a meno di non riferirne alcuni versi altrettanto pittoreschi, quanto è poetico il pennello di Lattanzio:

Duxerat Hippodamen audaci Ixione natus, Nubigenasque feros, positis ex ordine mensis, Arboribus tecto discumbere jusserat antro.... Protinus eversae turbant convivia mensae, Raptaturque comis per vim nova nupta pre

hensis :

Eurytus Hippodamen, alii, quam quisque

probabat,

Aut poterat, rapiunt; captaeque erat urbis imago.

Ovid. Metam lib. XII.

afferrare rovesciando la mensa la desiata sua preda ciò che mette tutti gli astanti in varj atti di sorprendimento, di sdegno e di confusione; nel laterale a destra evvi un Lapito in atto di vibrare un colpo di spada contro un Centauro mezzo rovesciato, il quale dal suo canto passa con forza il braccio sinistro tra mezzo alle coscie di chi lo minaccia. Il Centauro è in aspetto supplichevole ma stizzoso; il Lapito ha la cera d' un uomo irato all' eccesso, ma quasi gemente per lo strignimento; nel laterale a sinistra scorgesi un vaso ben grande gettato in aria che già sembra cadente (50). Ercole vibrando in modo straordinario uno spaventevole colpo di clava mostra di aver tutta raccolta l'immensa sua forza nelle torose sue braccia, mentre Petreo disperatamente si muore trafitto dall' asta vendicatrice di Piri

***

(50) Forte fuit juxta signis extantibus asper Antiquus crater, quem vastum vastior ipse Sustulit Aegides, adversaque misit in ora. Sanguinis ille globos pariter, cerebrumque merumque

Vulnere & ore vomens madidâ resupinus arenâ Calcitrat. Ardescunt germana caede bimembres. Ovid. Metam. lib. XII.

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