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gli sguardi del passeggiero, non lo riempiano di maraviglia e diletto, e non lo interessino a ricercare all'istante il nome e la patria del valente autore di que' mirabili dipinti. Dalila traditrice che taglia a Sansone la sua fatale capellatura (25), e Giuditta che intrepida spicea il capo dal busto all'innebbriato Oloferne (26), sono i soli due fatti storici tratti dalle sacre carte, che quivi si ammirano. I principali soggetti poi desunti dalla storia profana sono: il ratto delle Sabine eseguito dalla politica e dall'ardire de' Romani, tre de' quali vi si veggono in gruppo affaticarsi per impadronirsi di una di quelle fanciulle; Quinto Curzio, che per salvezza della patria si slancia armato a

per l'imbiancatura data al prospetto di alcune di queste case ultimamente divenute di privata proprietà. Un bellissimo bambino dipinto sul parapetto esteriore di una finestra, della quale il Sig. Noi voleva ingrandire la luce dee la sua conservazione al mio coltissimo amico signor Gaetano Fornasini Vice Bibliotecario della Quiriniana, per consiglio del quale fu accuratamente tagliato dalla muraglia, e ridotto entro buona cornice ad uso di quadro.

(25) Vedi la nota 41.
(26) Vedi la nota 39.

cavallo nella voragine apertasi nel foro di Roma; Tullia vestale, che prova la sua pudicizia portando in un crivello acqua dal Tevere; Muzio Scevola, che imperturbabile arde la propria mano in sul braciere innanzi a Porsena Re di Etruria; Lucrezia moglie di Collatino che per essere stata violata da Tarquinio, al cospetto de' ragunati parenti si uccide. Tolse quindi dalla favola e dalla propria immaginazióne il restante degli argomenti che adornano que' prospetti, come il trionfo di Bacco, l'immagine di una Venere vaghissima, i balli de' Satiri, i gruppi degli Amori. Sopra ad una finestra poi figurò se stesso in atto di ritrarre la diletta sua moglie, come già Apelle ritrasse un giorno la sua bella Campaspe. Alcuni Amoretti in bizzarro atteggiamento gli tengono il telajo, altri gli ministrano pennelli e colori, e ridendo fra loro sembrano compiacersi, che Lattanzio faccia palese la purezza della sua fiamma, e le bellezze della sua donna (27). Mirabile appari

(27) Chiusole pag. 96. Il Ridolfi part. 1 pag. 259 e segg. dice che Lattanzio ritraesse quivi una sua favorita, ma non regge l'asserzione di lui al martello della buona critica, non essendo probabile, che un uomo onesto, com'era Lattanzio, beneficato dal Romanino ed ammogliato di fresco con una sua figlia, abbia voluto esporsi

sce in tutti questi scompartimenti la pratica dell'artefice ne' varj atti delle figure, nelle battaglie, ne' duelli, nelle cadute, negli scherzi, ne' gruppi e nelle danze. Quivi ogni figura è proporzionata agli spazj, così che non occupa il quadro con forme eccedenti, ma risalta dal campo con perfetto rilievo; quivi cominciò egli a provarsi con ottimo successo a far capire in poco sito con iscorci non ancora da altri immaginati ciò che l' angustia del sito per sè stessa non cape; quivi con perfetta distinzione del di dentro e del di fuori (28), compresa e posta in opera soltanto da' più eccellenti pittori, dopo di aver sgraffiato sulla fresca calce il pensiero, tocca poi ne' chiari e nell' ombre delle figure e degli ornamenti con pennellate si preste, si risolute e brillanti, che danno un naturalissimo aspetto al tutto insieme. Attilate finalmente sono le piegature e le falde de' panni, elegante la moda delle vesti, gagliardo lo sforzo de' combattenti, terse e rilucenti le loro armature, e sì altamente poi espresse le varie commozioni degli animi, che tostamente portano lo spettatore a penetrare nel midollo

pazzamente alla pubblica vista con un tratto di sconoscenza e di libertinaggio.

(28) Frase pittoresca.

della storia o della favola rappresentata, ed a ritenere per indubitata cosa, che se questa è la prima opera nota del nostro Lattanzio, come ne sembra di aver provato, egli abbia prodigiosamente incominciato ove altri pur molto valenti artefici sogliono terminare. Venne Lattanzio in tanta estimazione per queste da noi descritte pitture del Gambaro, che da indi in poi non ebbe il suo pennello a rimanere inoperoso pur un istante.

Non osservando gli scrittori, che parlano delle sue opere alcun ordine cronologico, nè sapendo indicare l'epoca precisa in cui, a riserva, di alcune, egli le abbia intraprese, noi procureremo di supplire in parte al loro difetto, se non col porre in mezzo autentici documenti, che ad onta di ogni usata diligenza non ci è riuscito di rinvenire, coll' adattare almeno la certezza de' compiti lavori ad alcune circostanze, che ne possono presso a poco determinare la più probabile loro progressiva esecuzione. Passeremo perciò dalla via del Gambaro e de' Ramieri al monistero di sant' Eufemia fu già de' padri Benedettini, sì perchè il colorito delle figure ivi non è ancora il colorito proprio di Lattanzio, molto ritenendo delle ardite tinte dei Campi, sì perchè avendovi travagliato di compagnia col Romanino una stan

za, che ora serve ad uso di sagrestia (29), sembra ragionevole, che il chiostro pure così detto della cisterna sia da Lattanzio stato dipinto dieci anni prima almeno dell'anno 1566, nel quale abbiamo che in età decrepita cessò di vivere l'anzidetto suo suocero Girolamo Romanino.

Miransi dipinti adunque nella sagrestia in sette mezze lune, sei eguali ed una maggiore, a monocromato ossia chiaroscuro che sembra partecipare alquanto dell'azzurro, sette fatti dell' antico testamento con una precisione ed uno spirito che sorprende. Rappresentano questi scompartimenti 1. Mosè che pregando sul monte (30) si fa sostenere le braccia da Aronne e da Ur, onde la vittoria non abbandoni il popolo d'Israele assalito dagli Amaleciti; 2.o lớ stesso Mosè allorquando sul monte Sinai riceve

(29) Ridolfi part. I pag. 259, Lanzi tom. II part. I pag. 101, Averoldi pag. 173, 174, 175, 176, Carboni pag. 104.

(30) Cumque levaret Moyses manus vincebat Israel sin autem paullulum remisisset superabat Amalec Aaron autem & Hur sustentabant ma

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nus ejus ex utraque parte

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fugavitque Josue Amalec, & populum ejus in ore gladii. Exod, Cap. XVIII.

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