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damento e la continuazione delle membra, cui le vesti servono a ricoprire, sicchè non sembrino disabitate; l'amistà, l'accordo e l'amenità de' colori e delle mezze tinte, il decoro delle azioni, la conservazione del costume se- . condo le varie epoche della storia o della favola (16), l'universalità in somma di tutte le cognizioni e di tutti i doni, che si richieggono in un grande pittore, in un artefice di primo rango, già arricchivano la sua mente ed accompagnavano la sua attitudine così a diciott' anni come a quaranta. La diligenza poi e la prestezza nell' operare, qualità si difficili ad associarsi, crebbero in esso lui gigantescamente del pari. In confermazione delle quali cose, ed in prova che non si è dato luogo ad alcuna esagerazione altro non ci rimane che di mettere il suo pennello in attività, e di seguirlo passo passo nell'eseguimento de' suoi grandiosi lavori.

Con questa ricca suppellettile di sapere e di abilità fece adunque Lattanzio ritorno alla patria circa il 1552 nell' accennata età di anni

(16) Paolo Veronese per esempio in un quadro rappresentante le nozze di Canna Galilea introdusse un paggio vestito alla Spagnuola, e fece il proprio ritratto nella persona di un suonatore di violoncello.

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diciotto; ma quanto fornito d' ingegno, altrettanto spoglio di presunzione volle prima di arrischiarsi ad operare da sè mettersi ancora per qualche tempo sotto la disciplina del rinomato nostro Girolamo Romanino, grande imitatore di Tiziano, e valoroso competitore con Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, di maniera tutto Raffaellesco (17). Conobbe tosto il Romanino ai primi suoi tocchi di pennello, come Protogene distinse Apelle (18) al solo tirare di una sottilissima linea colorata, che Lattanzio non era un garzone d'ajuto, ma per miracolo di natura un professore provetto ed originale in età giovanile ed imberbe. In vece però di sentire il bell' animo di Girolamo a sì fatta scoperta le trafitte dell' invidia, del dispetto, e del timore di aver ad essere da questo novello artefice soverchiato, come si racconta di Tiziano col Tintoretto (19), a lui piacque piuttosto di essere giusto e cortese con Lattanzio nella professione della pittura, come nello scorso secolo tale volle dimostrarsi Apostolo Zeno

(17) Veggasi la seconda parte di queste me morie agli articoli Romanino, e Bonvicino. (18) Dati pag. 263.

(19) Lanzi tom. 11 part. I pag. 107.

con Pietro Metastasio nella Drammatica poesia (20).

Dalla stima e dalla predilezione, con cui distingueva il Romanino il giovane Lattanzio d'altronde assai ben creato, vivace, manieroso e gentile della persona, apprese parimenti a poco a poco sua figlia, la quale usando egli giornalmente in sua casa aveva di frequente occasione di conversare con esso, a non essere insensibile alle innocenti attestazioni di tenerezza ch' ei le mostrava, commossa nel cuore di lui dalla gratitudine primieramente verso dell'ottimo genitore, e non poco poi dalla particolare gentilezza ed avvenenza di lei medesima. Accortosi indi a non molto il Romanino della reciproca inclinazione di Lattanzio e di sua figlia, ei ne fu lieto per modo, che punto non riguardando alla presente povertà del giovane, ma solo alla ricchezza della sua virtù, arse egli pure di desiderio di contraere con esso la più stretta alleanza; per lo che non interposto ostacolo alcuno si affrettò il buon vecchio ad unire per sempre due cuori, ch' e

(20) Vita di Pietro Metastasio premessa alle ́sue opere.

gli indubitabilmente scorgeva nati l'uno per l'altro, con indissolubile nodo (21).

Era a que' giorni Girolamo Romanino stato incaricato dai Signori della città di dipingere le facciate delle case di ragione allor del Comune lungo la via denominata il corso del Gambaro e de' Ramieri (22), per l'esecuzione

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(21) Il Vasari tom. vIII pag. 366, quantunque abbia personalmente conosciuto Lattanzio Gambara e non Gambaro, come egli dice, e sia stato in sua casa ove ammirò il ritratto di sua moglie e quello del suocero, che giudicò essere una bellissima testa di vecchio, cade in gravissimo errore affermando ch' egli fu genero di Alessandro Bonvicino detto il Moretto. Allo stesso Vasari sempre parco nelle lodi anco de' più insigni pittori della Veneta scuola e della Lombarda, forse come osserva Monsignor Bottari per ispirito di patria rivalità, o per mancanza di esatte notizie, piacquero tanto questi due ritratti, che non potè a meno di non riconoscere Lattanzio pel miglior pittore che fosse in Brescia, aggiugnendo, che se simili ad essi fossero l'altre sue opere, egli potrebbe andare al pari de' maggiori dell' arte.

(22) Il corso de' Ramieri o Calderaj chiamasi in dialetto Bresciano il corso de' Parolotti e Parolari.

della quale opera aveva già preparati alcuni spolveri e disegni. Cedette egli però al genero insieme cogli accennati ammannimenti questa pubblica commissione, lusingandosi che il valore del giovane Lattanzio da lui ben conosciuto si avesse in tal guisa a far manifesto, ed aprire gli si dovesse incessabilmente l'adito alla fortuna; nè mal si appose al vero il Romanino ne' suoi presagi. In quarant' otto scompartimenti, ventiquattro maggiori, e ventiquattro minori dipinse Lattanzio con franchezza e maestria, che sorpassò l'aspettazione del suocero, e molto più di chiunque non approvava forse che il Romanino avesse fatta cessione di così importante lavoro ad un giovane pittore, non mai creduto di tanto ingegno e di tanta` virtù, dipinse, dissi, una congerie di soggetti sacri, profani, mitologici e capricciosi (23) con un impasto sì vivo, e sì durevole di colori, che il dente vorace del tempo, e l' intemperie delle stagioni, cui sono d'ogni parte esposti, non valsero ancora a danneggiare tanto irreparabilmente, che non attraggano (24) pur mo

I

(23) Rossi pag. 511, Ridolfi part. I pag. 259, Lanzi tom. II part. 1 pag. 101, Averoldi pag. 191, e 193, Carboni pag. 79.

(24) E' da compiagnersi la perdita di varj di questi scompartimenti seguita per li ristauri e

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