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che

Apprese il disegno primieramente dal nostro Ottavio Amigoni in Brescia, e quindi in Milano per cinque anni da Giambattista Discepoli detto il Zoppo da Lugano. In questo tempo giunse talmente a superare ogni difficoltà dell' arte divenne compagno del maestro in varie opere eseguite in quella città. Ritornato alla patria studiò molto i dipinti di Paolo Veronese, del quale imitò la maniera nell' invenzione e nelle falde. Aperta poi scuola di disegno, e fattosi rigoroso ne' contorni del nudo soleva continuamente inculcare a' suoi allievi che facessero buoni contorni. Quantunque il suo colorire, secondo alcuni, non sia di gran forza, nulla di meno per la bella invenzione, per la feracità, e per la speditezza nell' eseguire fu molto ricercato de' suoi lavori sì a fresco che ad olio, pei quali meriterà sempre che se ne faccia onorata menzione. Morì nel 1703 in età di 72 anni. Nel chiostro del Carmine leggesi per altro Ultimum opus Pompeii Ghitti 1704. Vide l' Orlandi in sua casa intere casse ripiene di suoi disegni a penna e ad acquerello, e restò sbalordito dalla farragine di tanti pensieri. Averoldi pag. 179, Lanzi part, I pag. 189, part. II pag. 442, Fuga pag. 1107, 1408.

GIUGNO FRANCESCO nacque non già l'anno 1577, che fu quello della peste, ma

l'anno 1574, onde risarcire in qualche parte la perdita approssimativamente fatta in quest' anno del sommo nostro LATTANZIO GAMBARA. Ebbe Francesco a maestri nell'arte del dipignere primieramente Pietro Marone, e quindi Giacomo Palma il giovane, del quale, come dimostrano i suoi lavori di eterno pregio, si rese accuratissimo imitatore. Gioviale, arguto e faceto si dilettava di musica e di commedie, e recitava spesso sopra scene private per trattenimento degli amici. Aveva pure eretta in sua casa l'accademia de' Sollevati, nella quale fiorirono molti begl' ingegni; ma questa radunanza ebbe termine colla sua vita. Dovea dipignere il palazzo della Favorita del Duca di Mantova se non veniva a morte nel procinto dell'opera. Ebbe il Giugno moglie ed un figlio, ed oltre al merito della pittura è molto commendato qual uomo virtuoso e di onorate qualità. Il Rossi e il Cozzando lo fanno morto di 44 anni, e sepolto nel Duomo di Brescia, e il Lanzi gli allunga la vita fino al 1636. Nel Diario però di Giambattista Bianchi esistente presso il signor Luigi Arici illustre e benemerito nostro concittadino si per le squisite qualità personali che lo distinguono, che pel suo vivo trasporto, e per le profonde sue cognizioni in tutto ciò che appartiene alla patria storia ed al patrio decoro, leggesi che il Giu

gno morì in Brescia di mal naturale li 27 di Settembre dell' anno 1621 in età di 47 anni.

L

LAMBERTI GIOVANNI JACOPO dipinse nel 1546, o 1547 il quadrante dell'orologio della piazza. Non è descritto in alcun abbeccedario, ma fu probabilmente Bresciano.

M

MAGGI AIMO, fratello de' viventi dotti e virtuosi signori Gaetano e Carlo Maggi, nacque li 31 Maggio 1756. Compì con applauso il corso de' suoi studj nella università di Bologna, e ritornato alla patria invece di lasciare che il terso ingegno inrugginisse in un ozio oscuro ed indegno, o si dissipasse la purità de' costumi tra le frivolezze de' lusinghieri passatempi del gran mondo, come far suoleva a que' giorni la maggior parte della nobile gioventù, attese all' incontro indefessamente alla coltivazione delle lettere, delle belle arti e della filosofia. Trattenevasi colla musica, suonando egli dolcemente il violino, quelle ore soltanto

ra,

che si convengono per sollevarsi a chi si оссира di cose maggiori; consecrava il restante della giornata allo studio delle lettere e della pittuai doveri di società, ed all'esercizio delle morali virtù. Fu egli discepolo perciò che risguarda la pittura del celebre nostro paesista Agostino Bertelli, del quale scrisse la vita con grazia, intelligenza e verità ammirabile, pubblicata soltanto dopo la sua morte colle stampe Pasini in 8.° l'anno 1794. Dai pochi ma bei paesetti, che di lui ci rimangono, e da que sto suo scritto, dice a ragione il signor Carlo Maggi fratello di lui nella dedicatoria delle stesse memorie postume sulla vita del Bertelli all' ornatissima ed egregia Dama Bianca Uggeri nata Capece della Somaglia, resterà dubbio ad ogni esperto conoscitore s' egli fosse per riuscire o più eccellente paesista, o più dilicato scrittore. Fatalmente un giovane di tante speranze, delizia di chiunque ne conosceva i candidi pregi, amore, vincolo e centro comune de' suoi genitori e de' fratelli, fu sorpreso nell'anno trigesimo terzo di sua virtuosa carriera da una crudele malattia, che alternando le tregue e gli attacchi, lo rapi finalmente con generale commiserazione di tutti i buoni nella florida età di anni trentotto circa li 9 Dicembre 1793.

MARONE PIETRO, figlio di altro Pietro, e nipote di Andrea Marone felice improvvisatore in versi Latini nella Corte di Papa Leone X, non che di quel religioso Gesuato che dipinse a fresco la chiesa ora de' padri Riformati, attese alla pittura nella scuola di Paolo Veronese, e sembra aver studiato molto anco in Tiziano. Aggiunse a molta maestria, precisione e grandiosità nel disegno una sorprendente fecondità d'invenzione, ed una singolare vaghezza di colorito, come tutt' ora dimo strano i suoi dipinti allusivi alla guerra Trojana sulle pareti del palazzo Caprioli in contrada delle Grazie. Nel 1581 dipinse di compagnia con Tommaso Bona in san Pietro del Duomo, nel 1588 la sala del consiglio nel palazzo della Loggia, e nel 1591 alcuni degli archi eretti in Brescia pel solenne ingresso del Cardinale Gianfrancesco Morosini nel suo ritorno dalla nunziatura di Francia. Morì, credesi, in Sovero o Riva di Soldo, territorio Bergamasco, l'anno 1625 avvelenato dalla propria moglie. Cozzando pag. 123, 125, Averoldi pag. 18, 19, 24, 55, 101, 106, 134, 148, 150, 154, 166, 187 257, 263, 264. Lanzi part. I pag. 187, part. II pag. 468, Zamboni pag. 91, 119, Fuga pag. 1083, Fontanini lib. I pag. 474, Valerione pag. 68, Corniani tom. pag. 193.

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